Non sei più accanto a me, ma ti porto dentro
Se è vero che queste emozioni fortissime e destrutturanti portano a vivere vere e proprie crisi, non semplici da superare, è anche possibile soffrire, ma andando avanti, ossia accantonando i sensi di colpa per il fatto di essere sopravvissuti, accogliendo il fatto che non sarebbe potuto andare diversamente, nonostante tutti gli eventuali sforzi compiuti, lasciando andare i SE (come sarebbe stato se… avessi fatto, avessi detto, fosse andato/a), perdonandosi per il non essere stati presenti al momento della morte o di non essere stati abbastanza vicini o di conforto durante momenti difficili, riappacificandosi con quella parte rabbiosa di se stessi, verso chi ci ha lasciato, abbandonandoci o verso chi/cosa, per un periodo, si è ritenuto responsabile della morte (medici, cure inadeguate o altro), liberandosi da tutte queste zavorre, accettando tutto il dolore che da questa mancanza arriva a noi, attraversarlo, concedendosi magari di condividerlo per poterlo sentire meno pericoloso e permettendo il normale fluire della vita, in un naturale ciclo vita-morte-vita.
E’ vero che quella persona non è più “fisicamente” accanto a noi, ma ormai ce la porteremo sempre dentro!