26 Marzo 2021
Reazione alla Perdita
22 Febbraio 2021L’Attaccamento, dall’infanzia all’età adulta
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26 Marzo 2021Parlare di Morte/Lutto ai Bambini
Cosa accade nei bambini quando muore una persona cara della famiglia?
Come bisogna comportarsi con loro?
E’ giusto parlarne e/o farli partecipare al rito di saluto?
Molti adulti pensano che i bambini non siano in grado di affrontare la morte di una persona cara, appartenente alla propria famiglia, che debbano essere protetti dal dolore provato dagli adulti e dal proprio, ma Bowen sosteneva: “Non ho mai visto un bambino turbarsi di fronte alla morte, ciò che lo turba è solo il contatto con l'ansia di chi sopravvive”. In realtà quindi è molto più faticoso per gli adulti parlare della morte ai bambini, di quanto non sia doloroso per loro stessi, che, al contrario di ciò che spesso si pensa, anche se molto piccoli possono ascoltare e discutere di questa assenza. Il silenzio invece, non fa che accrescere il vuoto che sentono.
Tra i due e tre anni il bimbo inizia ad avere curiosità e timore verso la morte, verso i 4 anni questo concetto diventa più realistico, ma solo dai 7 anni inizierà a concepire l'idea di irreversibilità. Dai 7 ai 12 anni i bambini o ragazzi cominciano a comprendere la morte come fine delle funzioni vitali attribuendole un carattere inevitabile (Cagnazzo-Mangoni, 2006).
È importante parlare della morte al/alla bimbo/a, in termini adeguati e senza quei dettagli “crudi" che non aggiungano altre informazioni importanti, per poi concedergli di decidere se partecipare o meno ai riti funebri, parlando di cosa accadrà e permettendogli, se lo vorrà, di osservare l’espressione dei sentimenti per il lutto da parte degli adulti. In tal modo avrà l'opportunità di condividere le proprie emozioni, evitandogli di soffrire solitariamente o di non comprendere i fatti e i sentimenti legati all'evento.
I bimbi spesso sentono che di alcune cose non si può chiedere all’adulto e finiscono per non farlo, nonostante abbiano bisogno di chiarire cosa vedono, leggere emozioni e comportamenti. Può capitare che per paura di arrecare dolore al genitore, evitino accuratamente di farsi vedere tristi e al contrario assumano atteggiamenti e comportamenti che “distraggano” la persona sentita come troppo addolorata per la perdita, e nel tentativo di proteggerla, potrebbero persino manifestare dei sintomi che catalizzerebbero l’attenzione su di lui/lei, spostando il focus di chi amano, per non farlo/la soffrire. Avere un dialogo aperto con loro su tali tematiche li aiuterà a dare senso a ciò che sentono senza reprimersi o spaventarsi delle proprie emozioni, e della possibilità che la sofferenza non sia “pericolosa” e da evitare ad ogni costo. Hanno bisogno che l’adulto la accolga, dando loro il diritto di esserci.
I bimbi manifestano reazioni discontinue, alternando crisi di rabbia e pianto a indifferenza e ripresa delle proprie attività, come se nulla fosse, potrebbero manifestare molte reazioni somatiche, o episodi di enuresi, ma se sentiranno di potersi affidare e appoggiare ad una base sicura rappresentata dai genitori o da adulti significativi, pian piano attraverseranno le fasi dell’elaborazione del lutto e, come i grandi, riusciranno a trovare dentro di sé uno spazio emotivo in cui conservare la memoria della persona perduta.
I bimbi spesso sentono che di alcune cose non si può chiedere all’adulto e finiscono per non farlo, nonostante abbiano bisogno di chiarire cosa vedono, leggere emozioni e comportamenti. Può capitare che per paura di arrecare dolore al genitore, evitino accuratamente di farsi vedere tristi e al contrario assumano atteggiamenti e comportamenti che “distraggano” la persona sentita come troppo addolorata per la perdita, e nel tentativo di proteggerla, potrebbero persino manifestare dei sintomi che catalizzerebbero l’attenzione su di lui/lei, spostando il focus di chi amano, per non farlo/la soffrire. Avere un dialogo aperto con loro su tali tematiche li aiuterà a dare senso a ciò che sentono senza reprimersi o spaventarsi delle proprie emozioni, e della possibilità che la sofferenza non sia “pericolosa” e da evitare ad ogni costo. Hanno bisogno che l’adulto la accolga, dando loro il diritto di esserci.
I bimbi manifestano reazioni discontinue, alternando crisi di rabbia e pianto a indifferenza e ripresa delle proprie attività, come se nulla fosse, potrebbero manifestare molte reazioni somatiche, o episodi di enuresi, ma se sentiranno di potersi affidare e appoggiare ad una base sicura rappresentata dai genitori o da adulti significativi, pian piano attraverseranno le fasi dell’elaborazione del lutto e, come i grandi, riusciranno a trovare dentro di sé uno spazio emotivo in cui conservare la memoria della persona perduta.
Quando Chiedere Aiuto
La perdita di una persona cara fa parte degli eventi normativi del proprio ciclo vitale e di quello dell’intera famiglia, ma
- quando si hanno grosse difficoltà a condividere emozioni sentite come troppo forti, prepotenti, invalidanti, e soprattutto ad accogliere apertamente quelle dei bambini/ragazzi,
- quando ci si sente congelati in uno stato in cui non si può accedere al proprio vissuto o a quello dei minori perché palesemente “corazzati”, chiusi all’interno di una corazza figurata che impedisce l’ingresso a sensazioni ed emozioni
- quando il normale fluire della vita familiare è bloccato da cose non dette e dalla paura di affrontare la tematiche della morte, che diviene così un tabù
In tutti questi casi, sarebbe auspicabile chiedere aiuto ad un professionista che possa accogliere e fungere da supporto per affrontare questa fase della propria vita e, se necessario, ristrutturare immagini, rappresentazioni e fantasie su se stessi, la persona perduta e, con essa, le aspettative e gli obiettivi del proprio vivere.
- quando si hanno grosse difficoltà a condividere emozioni sentite come troppo forti, prepotenti, invalidanti, e soprattutto ad accogliere apertamente quelle dei bambini/ragazzi,
- quando ci si sente congelati in uno stato in cui non si può accedere al proprio vissuto o a quello dei minori perché palesemente “corazzati”, chiusi all’interno di una corazza figurata che impedisce l’ingresso a sensazioni ed emozioni
- quando il normale fluire della vita familiare è bloccato da cose non dette e dalla paura di affrontare la tematiche della morte, che diviene così un tabù
In tutti questi casi, sarebbe auspicabile chiedere aiuto ad un professionista che possa accogliere e fungere da supporto per affrontare questa fase della propria vita e, se necessario, ristrutturare immagini, rappresentazioni e fantasie su se stessi, la persona perduta e, con essa, le aspettative e gli obiettivi del proprio vivere.
Bibliografia
Cagnazzo, E., Mangoni, R. (2006), Bambini che non vogliono vivere. Il suicidio nell'infanzia, in Ecologia della mente, n.1/2006, Il Pensiero Scientifico, Roma.
Di Caro S. ( 2017), La psicoterapia del distacco. Dinamiche intrapsichiche, funzionamenti familiari e trattamento del lutto in terapia relazionale, Alpes Italia srl, Roma.
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